Secondo una ricerca coordinata dal prestigioso Mit di Boston (Massachusetts Institute of Technology) e pubblicata recentemente sull’altrettanto prestigiosa rivista “Science”, il buco dell’ozono si sta riducendo. Fondamentali, nel raggiungimento di questo risultato, sono state le politiche ambientaliste mirate, resesi necessarie di fronte alle probabilità che un’apocalisse ecologica schiantasse il pianeta.
Ma la responsabilità consapevole si è nutrita anche del contributo dei singoli individui e dei comportamenti che ciascuno ha messo in atto. Milioni di persone hanno modificato la propria condotta abbracciando una filosofia green. Cambiando le brutte abitudini, chiunque ha potuto e può ancora contribuire a fare la propria parte in quella che è una lotta globale per la sopravvivenza.
Piccole e semplici regole di buona condotta contro l’inquinamento ambientale contemplano un uso limitato dell’automobile (per ridurre l’emissione di anidride carbonica); un notevole risparmio di corrente elettrica e l’abolizione della carne dal regime alimentare (in ottica animalistica, in primis, ma anche per ridurre l’introduzione di gas nell’aria, prodotti dagli allevamenti intensivi). E procedendo dall’universale al particolare, dalle grandi alle piccole realtà territoriali, è facile notare quanto e come l’alimentazione bio e tutta la filiera produttiva, racchiudano questo promemoria di buone abitudini appena elencato. Realizzata a chilometro zero, dal produttore al consumatori, è un’alternativa al sistema della grande distribuzione organizzata. I vantaggi della filiera corta riguardano non solo la riduzione di fattori come inquinamento e riscaldamento globale (in ottica trasporti), ma anche la possibilità di acquistare prodotti più freschi che conservino le proprietà organolettiche.
Mangiare a km zero è una tendenza sempre più diffusa: è il piacere per il gusto, è la bellezza di ciò che nasce dalla terra e si trasforma in piatti semplici e gustosi.
Lascia un commento