Su “carne sì – carne no” (e non solo) si confrontano ormai opposte scuole di pensiero con propri manifesti, letterature e, soprattutto, linguaggi. Tra questi, c’è quello della Scienza (che teoricamente dovrebbe fungere da stella polare nelle scelte alimentari di tutti noi).
Una ricerca particolarmente interessante è stata condotta da un team di studiosi che lavorano presso l’Ospedale pediatrico Meyer di Firenze in collaborazione con l’Ospedale San Camille di Nanoro (Burkina Faso).
I ricercatori hanno comparato due regimi alimentari: da un lato la dieta occidentale di 15 bambini fiorentini, ricca di proteine, grassi, e zuccheri. Dall’altra quella di bimbi africani sani (originari di una zona rurale del Burkina Faso, uno dei paesi più poveri al mondo) a base di miglio macinato, piccoli fagioli, verdure e cereali coltivati nei villaggi.
Il risultato ci dice che la flora batterica dei bambini africani è molto più ricca e che, pertanto: “protegge i piccoli da malattie infiammatorie intestinali, come morbo di Crohn e colite ulcerosa, in rapido aumento nei Paesi occidentali, anche in età pediatrica”.
Il nutrizionista Paolo Lionetti, coordinatore del progetto, fa notare come, nonostante “i bambini africani presentino un’alta incidenza di malattie infettive come la malaria, a differenza dei nostri, non vanno invece incontro a malattie tipiche dei paesi industrializzati, quali patologie infiammatorie croniche intestinali, allergie, e malattie autoimmuni”.
Nell’elencare sommariamente le differenze tra le due alimentazioni, il dott. Lionetti sottolinea la presenza di un maggior numero di batteri associati all’obesità per i bambini italiani rispetto a quelli africani.
Inoltre “più è variata la composizione batterica nel nostro intestino, maggiore è la resistenza agli agenti patogeni”. E ancora, “una maggiore varietà stimola il sistema immunitario a non rispondere a molecole innocue, favorendo lo sviluppo di patologie infiammatorie autoimmuni, come la malattia di Crohn”.
Infine, “nei bambini del Burkina c’era una presenza superiore di acidi grassi (…). E questi sono determinanti per il metabolismo delle cellule del colon nella lotta contro agenti patogeni come la salmonella, e sono prodotti da un tipo particolare di batteri della nostra flora intestinale”.
Contro le infiammazioni dell’intestino “la cosa migliore è (…) incrementare l’apporto di fibre seguendo la nostra dieta mediterranea, con frutta, verdura e legumi. Un’ alimentazione che, purtroppo, è stata soppiantata anche da noi da una dieta tipo fast-food ricca di proteine, grassi e zuccheri”.
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