di Daniela Comendulli
“Primum vivere, deinde philosophari”. Il detto, attribuito al filosofo inglese Thomas Hobbes (1588-1679), molto più verosimilmente raccoglie la saggezza millenaria dei filosofi greci e latini, che hanno sempre dedicato una rispettosa attenzione al cibo.
Al nutrirsi, considerato non solo un bisogno da soddisfare ma anche uno dei piaceri autentici dell’esistenza, sono dedicate molte pagine dei testi filosofici antichi. Il cibo trova spazio perfino nelle autobiografie ufficiali dei filosofi, che affidavano alla penna il segreto dei propri piatti preferiti e le indicazioni sulla condotta da tenere a tavola, come nella vita.
Aristotele infatti scrive nella sua Metafisica che l’origine della filosofia è successiva al soddisfacimento, da parte dell’Uomo, dei suoi bisogni primari, tra cui il cibo appunto, cui Platone, nella Lettera Settima dedica alcuni passaggi invocando morigeratezza.
Pare amasse olive e fichi, apprezzati per la loro leggerezza e allo stesso tempo per l’elevato apporto nutrizionale.
I benefici della nutrizione vegetariana furono decantati dai Pitagorici, mentre Seneca decantava le virtù del cibo semplice e genuino. Nel De tranquillitate animi dava addirittura indicazioni “a kilometro zero”, quando scriveva che “mi piace il cibo che non debbano elaborare e sorvegliare stuoli di servi, non ordinato molti giorni prima né servito dalle mani di molti, ma facile a reperirsi e semplice”. Una regola da tenere bene a mente sempre. Anche sotto Ferragosto, il momento ideale per godersi, anche tra amici, il trionfo dei frutti della Natura.
Perché il cibo buono, bio, consumato in compagnia, è come la vita bella: semplice! E mangiar bene equivale a vivere bene. E questa è filosofia!
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